Dopo gli aumenti del trimestre precedente, anche l’ultimo trimestre del 2018 vedrà aumentare i prezzi dell’energia e del gas per i clienti sul mercato tutelato.
Dal 1° di ottobre infatti, l’Autorità dell’energia ha comunicato che le famiglie italiane registreranno aumenti bollette luce e gas del 7,6% per l’energia elettrica (+ 1,5 cent/kWh) e del 6,1% per il gas naturale (+4,78 cent/Smc). Quindi, con questi aumenti, la spesa media per la famiglia tipo su base annua salirà in media 552 euro per la luce e 1.096 euro per il gas.
Secondo quanto dichiarato da Arera, questa decisione è stata presa “a causa dell’eccezionale situazione di tensione nei mercati energetici in Europa”, determinata da diversi fattori, tra cui possiamo elencare: le sostenute quotazioni internazionali delle materie prime energetiche (in particolare, i prezzi di riferimento per l’Europa del gas naturale e del carbone risultano in aumento del 13% e del 12% nel trimestre in corso); l’aumento dei prezzi del gas trasportato via mare (GNL) sui mercati asiatici (+22% rispetto al secondo trimestre 2018), che limita in prospettiva l’offerta di gas naturale disponibile in Europa; la crescita senza precedenti del prezzo dei permessi di anidride carbonica (+29%); le limitazioni e l’incertezza legata allo stop totale o parziale di 22 reattori nucleari su 58 in Francia.
Questi aumenti bollette luce e gas , chiaramente, graveranno su molte famiglie e consumatori italiani, soprattutto su quelle con i redditi più bassi.
Per attutire, almeno in parte, l’impatto dell’aumento del prezzo dell’energia, l’Arera ha deciso di “congelare” gli aumenti previsti sugli oneri generali di sistema. Con questa manovra però, non si fa altro che rinviare di un ulteriore trimestre il rialzo necessario degli oneri, rialzo che sia andrà necessariamente a sommare a quello ulteriore, alquanto prevedibile stando agli indicatori di mercato, della materia energia.
In una situazione come questa, in cui i prezzi dell’energia sono in forte tensione, una importante conclusione che si può trarre è che il servizio di “tutela”, al di là del nome, non è garanzia automatica di calmierazione dei prezzi, come si potrebbe a prima vista pensare, proprio perché legato a formule di indicizzazione delle tariffe basate prevalentemente sui mercati spot dell’energia, esattamente come accade sul mercato libero.
Pertanto, anche se la fine del mercato di tutela, è stata posticipata dall’attuale governo di un ulteriore anno (luglio 2020), il nostro consiglio è valutare bene numerose offerte disponibili sul mercato libero, magari puntando su quegli operatori che già da alcuni mesi propongono sconti rispetto alle tariffe di tutela, orientando la scelta in base alle proprie esigenze e ai propri consumi.